CARCERE DI LECCE INFERMIERA DONNA AGGREDITA CON ACQUA E DILEGGI DA RISTRETTO.
CO.S.P. CARCERE DI LECCE, PRIMA UN SECCHIO D’ACQUA ADDOSSO SU TUTTI I VESTITI,POI OFFESE E DILEGGIO VS PERSONALE CIVILE INFERMIERA DONNA DA PARTE DI DETENUTO STRANIERO, DENUNCIATO ALLA AUTORITA’ GIUDIZIARIA DALLA POLIZIA PENITENZIARIA.
“Ancora una dimostrazione di scarsa attenzione verso la sicurezza e la tutela dei poliziotti quanto del personale civile e infermieristico sanitario in servizio nelle carceri pugliesi. Solo avanti ieri, domenica 21.04.2019, giorno della Santa Pasqua, nel pomeriggio all’interno dei raparti detentivi del penitenziario di Borgo San Nicola a Lecce una Infermiera (Donna) che opera per la Sanità a tutela della salute degli oltre 1.000 reclusi ristretti nel carcere Leccese, ha ricevuto una secchio d’acqua addosso bagnandosi tutta c0ompresa i vestiti e poi essere raggiunta da continui insulti da parte di un detenuto cittadino stranieri G. A. classe 1963 con posizione giuridica non ancora definitiva scadente nel 2023 a cui non ha potuto, per carenza di personale civile infermieristico, prestare immediata attenzione alle sollecitate richieste, dovendo prima, l’infermiera, completare l’intero giro delle celle e reparti detentivi prima ancora di giungere vicino alla cella del detenuto straniero”. A dare la notizia è il segretario generale nazionale del Coordinamento Sindacale Penitenziario Domenico Mastrulli. “E’ l’ennesimo episodio – afferma Mastrulli – che va ad aggiungersi alla lunga lista di aggressioni fisiche e verbali ,una aggressione verbale contro le Donne nella giornata della santa Pasqua pesa come un macigno contro il mondo lavorativo delle Donne e degli operatori che nelle prigioni Italiane e Pugliesi offrono la propria attività per la Società e lo Stato, che con frequenza quasi quotidiana si consumano nelle nostre prigioni”. “In Italia – aggiunge Mastrulli – si contano oltre 2mila casi e inevitabilmente a pagare il prezzo più alto sono gli operatori della polizia penitenziaria ai quali viene affidato il controllo e la sicurezza di interi settori dei penitenziari”. “Nessuno fino a questo momento si pone il problema del perché Il Corpo della polizia penitenziaria paga un prezzo così alto anche termini di suicidi: 127 nell’arco di una decina di anni ma con una preoccupante crescita negli ultimi tempi”. “La cronica carenza di personale di Polizia ma anche del Comparto Funzioni Centrali e di quello sanitario a causa delle scarsissime risorse finanziarie necessarie a riformare l’intero sistema carcerario italiano e quello sanitario dopo il fallimento della legge di Riforma del 2008 transitando poteri di assunzione alle Regioni – conclude il segretario generale nazionale del sindacato autonomo – sono solo alcuni degli aspetti più critici. Il sindacato è convinto della necessità che il controllo e la sicurezza delle carceri debba essere affidato al Dipartimento dell’interno e torni in capo ai prefetti come proposte per i Sindaci dal Ministro dell’Interno Salvini con recente circolare”.
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