EDITORIALE a cura di Mimmo Mastrulli Segretario Generale Nazionale Co.S.P. : In Italia siamo a quota 60.026 detenuti. Piaccia o no, è allarme!
Alla mezzanotte di oggi alla “conta” nazionale della Polizia Penitenziaria ci vede nuovamente impegnati a Vigilare e Controllare 60.026 persone detenute nelle oltre 200 carceri Italiane con solo 34.000 Agenti della Polizia Penitenziaria. Sono fortemente preoccupato,come lo ero qualche anno fà a pari numero detentivo.
Per dare il semso della preoccupazione, nel Carcere di Foggia(Puglia) la conta di mezzanotte di ieri ci dice che sono ristretti oltre 620 detenuti contro i 340 posti tollerabili, un raddoppio quasi della popolazione detenuti in spazi e suppellettili che si contano sulle dita delel due mani,ma chi deve gestire pensa a tutt’altro in Alto e non a quello che accade in periferia,in Basso.
La soglia critica di 60 mila detenuti ed internati che occupavano 60.000 letti molti a castello per spazio e tugurio carcerario, era stata superata, la volta precedente, circa 10 anni fa, nei primi mesi del 2009, precisamente è fu allarme Internazionale tanto da scomodare la CEDU.
La velocità statosferica detentiva , ha raggiunto il picco massimo nella storia delle oltre 200 strutture carcerarie italiane, quando nel primo semestre del 2010 si sono superate le 69 mila presenze. Da quell’anno,doloroso e sacrificoso per le 40.000 unità di Polizia Penitenziaria,pe rla Dirigenza e Funzionari in servizio richiese inumani sforzi da allora vi è stata una graduale riduzione, piuttosto sensibile, nel momento in cui sono state messe in campo dal governo del tempo azioni finalizzate a ridurre un sovraffollamento che, comunque, avrebbe portato l’Italia alla condanna da parte della Corte Europea dei diritti dell’uomo con la famosa sentenza c.d. Torreggiani c. Italia dell’8 gennaio 2013 (campanello d’allarme suonato con la sentenza c.d. Sulejmanovic c. Italia del 16 luglio 2009) per violazione dell’art. 3 della Convenzione Europea dei Diritti dell’uomo per trattamento inumano o degradante a causa delle condizioni detentive.
Da 62.536 presenze al 31 dicembre 2013 si è scesi a 52.164 detenuti ed internati il 31 dicembre 2015 con una serie di soluzioni tampone e così sono rimaste fino al giorno del non ritorno di oggi,un fenomeno crescente che nell’ultimo quinquennio ci ha visti attivi sul fronte della denuncia dell’inizio sovraffollamento al sovraffollamento intollerabile.
In questi 10 anni si contrappone quella delle capienze tollerabile e regolamentare una forma di pseuda terminologia dipartimenatle solo fine a se stessa della storia della Repubblica Istituti Penitenziari, che da circa 5 anni sono pressoché ferme a 50 mila posti, grazie poi agli interventi posti in essere da piani di edilizia penitenziaria risalenti a circa 20 anni prima. Di questi 50 mila posti circa 5.000 sono ciclicamente non utilizzabili,ocn un susseguirsi di riparazioni su riparazioni,di impegno di spesa e poi di nuovo perchè quelloc he il giorno prima si riparava in economia,il giorno dopo crollava nell’economia costruttrice e falsa ingegneristica dei nostri seguaci professori del nulla, così si può tecnicamente definire che in Italia vi sia una capienza “operativa” di appena 45.000 posti,lo dice il DAP,noi no!
Oggi, piaccia,ci sono oltre 15 mila detenuti in più rispetto alle possibilità ricettive ddetentive e di allocazione,tanto che una delle Regioni più esposte è la Puglia con circa 3.500 detenuti a fronte di una capienza tollerabbile di 2.400 posti letto,ma i nostri manager giocano a fare i mediatori,i costruttori,gli audaci del dialogo muratoriata fine a se stessa. Se dovessimo gudcarli per efficacia,efficienza e trasparenza con risultati il nostro giudizio sarebbe 0.
In campo in quetsi anni sono state messe politiche penali, che ovviamente incidono sulle presenze dei detenuti e sulle condizioni di vita carceraria, senza voler considerare che potrebbero intervenire nuove e più pesanti condanne dalla Corte EDU, già all’epoca minacciate, appare non più rinviabile un piano straordinario di edilizia penitenziaria che reperisca nel giro di pochi anni almeno sette, per tempistica costruttiva italiana, altri nuovi 10 mila posti detentivi. La considerazione che siano “nuovi” è tutt’altro che inutile, se si pensa che il sistema penitenziario italiano si fonda su circa 220 carceri,compreso i minori, delle quali un terzo (per circa 20 mila posti detentivi) risalenti alla fine dell’anno di grazia del 1800 o agli inizi del secolo scorso. Dei restanti due terzi, il 90% sono istituti edificati in epoca post riforma della legge penitenziaria del 1975,periodo delle Carceri D’oro cgìhe la storia ricordi, ma comunque prima delle innovazioni intervenute con il regolamento penitenziario del 2000. Considerando che molti di queste strutture i costi di gestione per le continue ristrutturazioni rappresentano un esoso costo annuo pari a quello per la costruzione, ex novo, di un carcere di 1200 posti (vedasi il progetto del terzo istituto napoletano a Nola in Campania), che però sarebbe in regola con il regolamento penitenziario del 2000 e non di quello vigente,chiaramente le riflessioni sono d’obbligo.
Ogni volta che si azzardi a parlare di costruzione di nuove carceri scendono immediatamente in campo alcune associazioni che non citeremo per omessa pubblicistica informazione, il cui unico interesse sembra essere quello che non ci sia il carcere per chi delinque e merita di essere assicurato alle patrie galere piuttosto che sostenere la costruzione di nuove carceri in cui le condizioni di vita rispettino gli standards previsti da direttive europee e dalle norme regolamentari e politiche nazionali, queste ultime peraltro all’avanguardia proprio rispetto alle prime e al quadro penitenziario degli altri Paesi Stato membri.
Stanco,ridotto,afflitto e demotivato il personale del Corpo di Polizia Penitenziaria non è sufficiente nemmeno a garantire le attività mattinali,molto meno quelle serali e notturne,ancor meno quelle festive,dove un solo agente controlla fino a 300 detenuti con piu’ piani detentivi da vigilare contemporaneamente e nelle traduzioni le m isure di sicurezza e i livelli sono scesi di gran lunga rispetto al modello organizzativo,carta straccia solo per chi legge e non per chi opera, rispetto all’attuale popolazione detenuta e che, pertanto, dovrebbero essere rivisti i tagli effettuati dalla c.d. legge Madia, ma oggi anche dla decreto Sicurezza Slvini che vedrebbe cristallizzato all’1/1/2019 l’attuale pianta organic ad.M. ottobre 2017 da noi,Co.S.P fortemente contestata a più riprese. Mi riservo nel prossimo numero di sgenalarvi che altro non va nella nostra amministrazione e nel sovraffollamento con la pace di chi comunque continua in giro a tranquillizzare tutto e tutti con il: “non vi lasceremo soli”!